Università


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Se è positiva l’ipotesi di cancellazione del taglio al fondo di funzionamento ordinario previsto per il prossimo anno, non vi sono tuttavia investimenti significativi in un sistema che – al netto del recupero del taglio – si regge ancora sul blocco dei salari del personale docente (solo 100 euro in più in busta paga per metà del corpo accademico dal prossimo anno. Gli altri dovranno aspettare il 2017, ma a nessuno sarà riconosciuta l’anzianità di servizio dei 5 anni precedenti) e del personale tecnico amministrativo e il blocco del reclutamento. Lo sblocco delle retribuzioni e il rifinanziamento del sistema universitario nel suo complesso sono i passi necessari al consolidamento dell’esistente.

Il nuovo (ennesimo e inutile) torneo internazionale per 500 professori da reclutare con chiamata diretta degli atenei: “un gruzzoletto da spendere” sulla base della ridicola idea che l’eccellenza e la qualità possano prescindere dal funzionamento del sistema è un disastro. Trovata dall’innegabile effetto annuncio, ma che non scalfisce la carenza di organico e aggrava l’effetto di impoverimento di una parte delle università data l’attuale modalità di attribuzione delle risorse.

Questo piano straordinario soffre dell’assenza d’interventi, ad esempio, sul diritto allo studio nonostante il dramma della costante riduzione degli immatricolati e il crollo del numero di studenti che possono accedere alle borse di studio dovuto alla riduzione progressiva del fondo nazionale per il diritto allo studio e della revisione degli indicatori ISEE.

La vera priorità ed emergenza è un piano straordinario di reclutamento rivolto agli attuali precari che consenta di recuperare le migliaia di posizioni perse in quasi 10 anni di tagli feroci (quasi 20000 docenti in meno) e di dare una prospettiva ai giovani ricercatori che da anni spendono energie in un’istituzione che non offre loro prospettive (su oltre 50.000 precari che negli ultimi 10 anni hanno tenuto in piedi la ricerca universitaria ne è stato espulso circa il 97%) e opportunità di carriera a chi da anni lavora in condizioni sempre più difficile. E’ quindi necessario rilanciare l’intero sistema universitario che ha perso quasi 80.000 studenti in 10 anni.

Un piano di assunzioni che preveda solo ricercatori di tipo “a” da sblocco del turn over è insufficiente. Esso è infatti un reclutamento, cioè, su posizioni temporanee “senza tenure” che saranno, nei fatti, usate per tappare i buchi della didattica senza offrire ai nuovi ricercatori concrete opportunità per il futuro.

Lo sblocco del turn over per i soli ricercatori di tipo a è decisamente carente: serve lo sblocco del turn-over per l’insieme delle cessazioni del personale universitario, un piano straordinario di reclutamento che vada ben oltre i 1000 posti (almeno 6000 all’anno per 4 anni) – aggiuntivo allo sblocco del turn over – di ricercatori rtdb “con tenure” e di professori associati per l’università e di per ricercatori a tempo indeterminato per gli enti di ricerca.

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